Volontariato

Droga, la via d’uscita

Da 20 anni Mimmo Battaglia si batte in una comunità di frontiera nella sua Calabria. A un anno dalla nomina al vertice della Fict, decide di parlare...

di Redazione

Fuori strada, come l?autobus di Vercelli guidato da un ragazzo col vizio della canna, che ha falciato la vita di due bambini. Fuori strada, come le politiche del governo, di destra o sinistra che sia, schiavo di preconcetti, tragicamente inefficaci. Fuori strada, infine, come l?approccio di un privato sociale, spesso ancora legato a schemi troppo vecchi per essere credibili. Chi lo conosce da vicino, lo descrive come un personaggio carismatico e, al tempo stesso, pacato. Calabrese di Satriano, da un anno al timone della rete dei 49 centri della Fict (la Federazione italiana comunità terapeutiche) e lui stesso operatore di frontiera del Centro calabrese di solidarietà che dall?87 ad oggi ha ospitato 2mila ragazzi con problemi di droga, il 65% dei quali oggi conduce una vita regolare, di don Mimmo Battaglia molto si può dire, eccetto che gli piacciano le interviste. «Da quando ricopro questo ruolo di rappresentanza, la cosa che più mi manca è la vita comunitaria»: la reale cifra della sua personalità si ritrova al 100% in questa frase che suole ripetere ad ogni incontro associativo. Questa volta il silenzio è colpevole: «Dopo la morte di quei due bambini, stare zitti non si può».

Vita: Per dire cosa?
Mimmo Battaglia: Che la rabbia è tanta. Che a Vercelli non è stato il destino ad uccidere. Che l?autista del pullman ha una grandissima responsabilità per quello che è accaduto. Ma non è l?unico colpevole. Che la strada che ha imboccato questo Paese sul versante della lotta alle dipendenze ci ha condotti in un vicolo cieco.

Vita: Il rischio è che dicendo che è colpa di tutti, nessuno si assuma per davvero le responsabilità?
Battaglia: Ma lì vedete i ragazzi di oggi? Parlano la stessa lingua, vestono allo stesso modo. Li stiamo omologando, uniformando al modello televisivo. Sono replicanti. Per questo dico: consentiamogli la trasgressione. Che oggi è la libertà di non farsi le canne.

Vita: Il diessino Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, da ex antiproibizionista oggi sostiene che il consumo va punito…
Battaglia: L?ideologia della punizione cara alla destra e quella della prevenzione, vecchio cavallo di battaglia della sinistra vanno accantonate. La partita si gioca tutti i giorni sul piano dell?educazione. Chiamparino pone un problema vero. Ma per tagliare il traguardo della sicurezza non vanno imboccate scorciatoie. Ghettizzarre i consumatori non serve. L?autista di turno bisogna intercettarlo prima che incominci a fumare cannabis, non punirlo dopo che ha provocato l?incidente. Anche perché i ragazzi ignorano le regole imposte dalla politica. Le leggi nemmeno le conoscono. Introdurre norme più punitive servirebbe a ben poco.

Vita: Crede davvero che si possano intercettare tutti i consumatori di sostanze?
Battaglia: Quei due bambini non sono stati uccisi dal fato. Lo ripeto: l?incidente di Vercelli non è capitato. La parola chiave è educazione. Educare i nostri ragazzi fin da piccoli.

Vita: Illustrando gli effetti delle droghe a un bambino di sei anni non si rischia anche di generare curiosità?
Battaglia: Non ho mai detto che si debba spiegare cos?è la cocaina o la cannabis. Tutt?altro. Occorre interessarli alla vita e consentirgli di tirare fuori tutta la ricchezza che hanno dentro.

Vita: Lei sta tracciando i confini di una crisi di sistema. Ritiene che le comunità terapeutiche siano esenti da responsabilità? Don Gino Rigoldi sostiene che molti centri ormai sono mezzi vuoti?
Battaglia: Il nostro è un mondo che va ripensato. Aspettare che i ragazzi vengano a bussare alla porta non paga più. Io la chiamo ?politica della strada?. Significa andare nelle piazze, sul muretto, in discoteca e nei luoghi dove i giovani consumano il tempo. Che ormai non sono le case e tanto meno le chiese. I predicatori non servono; c?è bisogno di maestri, di testimoni, che non cerchino il dialogo con già in tasca le risposte, ma che siano in grado di guadagnarsi credibilità provocando nelle mente dei ragazzi tanti perché.

Vita: Crede che così le comunità possano tornare a riempirsi?
Battaglia: L?obiettivo non è questo. La comunità è una risposta, fra le mille. Quando scendo in strada non ho la pretesa di trascinare nessuno nel mio centro. Lo scopo è la costruzione di un percorso.

Vita: Non ha fatto cenno alle famiglie…
Battaglia: Le famiglie si portano addosso la responsabilità dell?assenza. Occorre interrogarsi sulle ragioni di questa latitanza.

Vita: Un aiuto potrebbe venire per esempio anche dal test antidroga che i genitori possono somministrare ai figli, ideato dal Comune di Milano?
Battaglia: Rispondo con una domanda. Quando hai capito che il tuo ragazzo si droga cosa fai? Forse il kit può essere utile ai genitori. Se arrivi a richiederlo significa che con i figli non ci stai mai ed è venuto il momento di porsi degli interrogativi.


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